
Nella seconda metà degli anni ’60 il mercato della chitarra elettrica vive un momento magico. Le vendite vanno alle stelle e suscitano l’interesse di grandi investitori, che cominciano a fare shopping di aziende del settore. Tra queste Gibson e Fender, entrati rispettivamente nell’orbita di CMI (poi Norlin) e CBS.
Ma quella che appare come un’opportunità si trasforma presto in un incubo: i nuovi management non sanno nulla di strumenti musicali e si concentrano solo sul taglio dei costi per aumentare i profitti. Si innesca così un calo qualitativo che nel corso dei due decenni successivi avrà influenze importanti su tutto il settore. Quando il prodotto peggiora la prima conseguenza è una calo delle vendite: per Gibson e Fender nella prima metà degli anni ’80 il calo è talmente drammatico da portare le due aziende al limite del fallimento.