Vintage Visions from the world: Rudy Pensa di Rudy’s Music – Stati Uniti

Rudy’s Music è un negozio storico da non perdere a New York e Rudy Pensa, il suo proprietario e fondatore, è uno dei ragazzi più appassionati del settore. Dalla fine degli anni ’70 Rudy ha incontrato alcuni dei migliori costruttori e suonatori di chitarra, e ha anche progettato bellissime chitarre con il suo nome, le “Pensa Custom Guitars”, che hanno contribuito a definire ciò che oggi chiamiamo “Boutique”.

Rudy è diventato un buon amico del nostro Francesco Balossino e i due hanno recentemente collaborato per restaurare alcune delle chitarre vintage di Rudy con i nostri liutai del ToneTeam qui in Italia.

Oggi qui a Vintage Vault abbiamo chiesto a Rudy di rispondere ad alcune domande sulla sua storia, sulla sua passione e sulle sue aspettative future. 

(Vintage Vault) Buongiorno Rudy e grazie per essere qui con noi oggi! Cominciamo con la domanda (solo apparentemente) più facile: cosa significa per te “Vintage”? 

“Vintage significa tanti chilometri, un bel viaggio da luoghi diversi, cose diverse. Quando dico vintage penso al vino, alle auto, alle chitarre, a tutto. Vintage è una parola bellissima perché rappresenta la storia dello strumento o di qualsiasi cosa sia. Non mi definisco un vecchio, dico ‘sono vintage'”.

(VV) Quando hai comprato la tua prima chitarra “vintage”? Qual è stata?

“La mia prima chitarra vintage l’ho comprata in Argentina, era una Jaguar del 1964, ed era il 1966. L’ho trovata non molto lontano da casa mia, ricordo che è stato il mio primo incontro con una chitarra vintage, e si dà il caso che fosse una Jaguar, motivo per cui amo così tanto le Jaguar. Non avevo abbastanza soldi e i membri della mia band hanno dato tutti una mano. Dissi: “Non posso crederci, una Jaguar del 1964!”. Non lo dimenticherò mai.

(VV) Quando ha capito che quelle “vecchie chitarre” avevano qualcosa di speciale?

“Beh, come tutti, guardavo sempre le band, diverse band europee e americane, e naturalmente sapevo che era qualcosa di speciale perché – beh, a quel tempo non era vintage, sto parlando degli anni ’60, la chitarra era degli anni ’60, diventano vintage con il passare degli anni.

E mi rendo conto che c’è qualcosa nel legno che era già vecchio all’epoca, come nella mia Jaguar del 1964, sapevo che il legno aveva già vent’anni. Parlando con falegnami e persone che lavorano con il legno, tutti mi dicevano: “Non usiamo mai legno appena tagliato”. Tutti avevano legno vecchio. Questo è uno dei motivi per cui gli strumenti vintage suonano così bene. Oggi la domanda è così alta che di solito gli alberi vengono tagliati subito. Ora si cerca di accelerare il processo con forni e cose del genere.

Ricordo che con un mio amico andavo in un posto dove c’era molto legno, e ricordo grandi pezzi di palissandro brasiliano, lunghi circa trenta, quaranta, cinquanta piedi, spessi cinque o sei pollici, larghi forse un metro e mezzo, e ho fatto dei bellissimi gradini per la mia casa, che sono ancora lì, ventiquattro gradini di vecchio palissandro brasiliano. Non posso credere di essere ancora vivo, perché avrei potuto morire se avessi avuto problemi con i fumi e la polvere.

Ma comunque, ricordo che dicevo al tizio: “Lasci il legno fuori?”. E lui rispondeva: “Oh, sì, è il processo migliore, bagnarsi, prendere il sole e passare attraverso le stagioni, fa davvero bene al legno”. A quel tempo la gente ne aveva una tonnellata perché non se ne faceva molto uso. Oggi se ne fa tantissimo. Ma questo è uno dei motivi per cui i vecchi strumenti suonano così bene.

(VV) Qual è il tuo approccio al restauro? Ricordo di aver visto un bellissimo manico D’Angelico di riserva sul banco quando sono venuto a trovarvi l’estate scorsa, che ora farà parte di un progetto incredibile! Dicci di più!

“Beh, è stato divertente perché Chris Mirabella, che conosco da oltre quarant’anni, è un grande costruttore di chitarre e un grande riparatore. Circa trentacinque anni fa, sulla 48esima strada, è arrivato questo tizio con il manico della chitarra in mano e con l’altra mano l’attaccacorde.

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