
Negli anni ’60 Fender offriva ai clienti una ricca scelta di Colori “Custom”, che andava dai classici colori pastello alle finiture metallizzate, disponibili per un costo aggiuntivo del 5% rispetto al costo della finitura standard (Sunburst o Blonde, a seconda dei modelli).
La Cartella Colori della Fender era una vera e propria selezione dei Cataloghi della General Motors / Dupont, e strizzava l’occhio al fiorente mercato automobilistico, assoluto protagonista del rinnovamento dell’America del dopoguerra. Il mondo dell’Automotive Americano aveva infatti capito in anticipo rispetto ai tempi quanto fosse importante offrire al cliente finale la possibilità di personalizzare i prodotti “su misura”, rinnovando offerta anno dopo anno.
Il legame di Fender con il design automobilistico era forte, e il primo tentativo di fondere l’uso di elementi in metallo cromato lucido e colori vivaci visti nelle bellissime auto americane risale al 1946, quando Leo progettò gli ormai storici amplificatori “Woody”, dotati di un pannello frontale rivestito di tessuto color giallo/oro, rosso o blu, con strisce di metallo cromato lucido a contrasto nella parte anteriore.
Per mettere le cose nel giusto contesto, le finiture personalizzate sono state offerte sugli strumenti Fender ben prima che fosse rilasciata la prima cartella colori dell’azienda, intorno al 1960. Gli amplificatori “Woody” e le “chitarre lap steel” risalgono infatti alla metà degli anni ’40, mentre la nota “disponibile in un colore DuPont Ducco a scelta del musicista ad un costo aggiuntivo del 5%” apparve per la prima volta nelle schede tecniche per la Stratocaster e il Precision Bass intorno al 1956.
Alcune delle più iconiche Fender Stratocaster della metà degli anni ’50 in colori custom sono probabilmente la Strat ’54 Gold di Eldon Shamblin, quella rossa di Pee Wee Crayton, la Black 1955 di Howard Reed o quella bianca di David Gilmour del ’54 con parti dorate, ma, anche se Fender offriva queste finiture già dagli anni ’50, è assai raro e difficile rinvenire strumenti dell’epoca ancora intatti e con una finitura diversa da quella standard.
Anche se Fender non ha mai mantenuto un registro di produzione analitico, oggi siamo in grado di stimare dei periodi e numeri di produzione dei colori custom, grazie anche agli strumenti pubblicati negli anni sui libri dedicati, alle liste redatte da Collezionisti (su tutte la celebre “Werner’s List”), ed anche grazie ai registri degli strumenti venduti presso i Negozi del settore.
Questo ha permesso di evidenziare quali di quei colori offerti nella tabella di Fender fossero più richiesti, tanto che oggi li possiamo considerare come “colori comuni”, mentre altri, che sono stati prodotti in quantità minori, sono considerati “rari”.
Bisogna logicamente considerare che solo una porzione di tutti gli strumenti prodotti negli anni ’50 e ’60 è arrivata a noi in condizioni originali, infatti, essendo di fatto “strumenti da lavoro” dei musicisti, moltissimi sono stati modificati, riparati, e il “rinnovamento della finitura” (re-fin) era una delle modifiche più comuni, per seguire la nuova moda del momento o per migliorare l’aspetto della verniciatura ormai deteriorata dall’uso.
Un altro aspetto interessante e degno di nota è che la Fender verniciava i corpi degli strumenti in lotti / sessioni di produzione, piuttosto che uno alla volta, anche se sono documentati piccoli lotti personalizzati “una tantum” in occasione del NAMM show o per altri scopi pubblicitari / endorsements di artisti.
In genere, le chitarre rosse erano le più richieste, soprattutto in Europa, grazie alla leggenda della chitarra britannica Hank Marvin ed alla sua iconica band “The Shadows”, infatti la richiesta di Fender Stratocaster in colore rosso era molto alta nella metà degli anni ’60.
Che ci crediate o no, la passione per la musica di Hank Marvin è il motivo principale per cui oggi vediamo molte chitarre Fiesta Red e Candy Apple Red, forse i due colori più prodotti in assoluto tra quelli “comuni”.
Ma non per questo tutti i rossi offerti da Fender sono considerati “comuni”, ad esempio il Dakota Red, che è una tinta più scura e intensa rispetto al Fiesta, è difficile da trovare.
Una domanda tipica tra gli appassionati è quale sia il colore più raro mai realizzato, e dal punto di vista della Fender, questa domanda non troverebbe risposta, dal momento che tutti i colori venivano offerti al medesimo costo, ma come abbiamo appena spiegato, è stata in realtà la domanda dei clienti che ha determinato i numeri di produzione per ogni colore, risultando nella loro eventuale “rarità” al giorno d’oggi.
Oggi a Vintage Vault siamo felici di presentarvi questa incredibile chitarra Fender, che presenta forse uno dei colori custom più rari in assoluto:
1964 Fender Stratocaster Foam Green su Surf Green – Seriale L56924